25 anni dopo, una Procura torna ad indagare sull’esclusione di Marco Pantani dal Girod’Italia del 1999

Una vicenda sui cui aleggia ancora l’ombra della Camorra, sospettata di aver fatto alterare le analisi del sangue del Pirata per favorire un colossale giro di scommesse clandestine. Era il 4 Giugno 1999 quando Marco Pantani tagliò il traguardo di Madonna di Campiglio, terzultima tappa del Giro d’Italia, con un minuto di distacco sugli inseguitori. Uno scatto bruciante a poco più di 4 chilometri dalla fine, che gli consegnerà l’ennesima vittoria. Ha, ormai, la corsa rosa in pugno.
Il giorno successivo il Campione viene però fermato ed escluso a causa di un tasso di ematocrito fuori norma: 51,8%, quando il massimo consentito era il 50%. Sul ciclista romagnolo cala l’ombra del doping. Ma non è solo la fine del Giro. Per Marco Pantani inizia un declino, sportivo e umano, che si concluderà il 14 Febbraio del 2004 nel Residence Le Rose di Rimini, dove il Pirata morì a causa di un’overdose di cocaina.
L’ipotesi del complotto, tra l’altro, da sempre sostenuta da Tonina e Paolo, i genitori di Pantani, prende corpo da un’inchiesta della Procura di Forlì nel 2014, ma finisce nei fascicoli Archiviati 2 anni più tardi, perché il reato ipotizzato è, ormai, prescritto. Ora, come riferisce l’Ansa, è la Procura di Trento a riaprire il caso. Il primo a parlare di un intervento della criminalità organizzata nella vicenda, era stato comunque Renato Vallanzasca.