Dopo 22 mesi di sofferenza il giovane ricercatore dell’Università di Bologna ha lasciato il Commissariato di Mansoura abbracciando la mamma e la fidanzata che lo stavano aspettando
E’ uscito camminando a passo lento, con addosso un’evidente divisa bianca dei carcerati ed in mano una busta con gli abiti fattegli recapitare dalla famiglia. Poco prima delle 15:00 locali, le 14:00 in Italia, è uscito dalla sede della Polizia Locale con un viso al quanto tirato ed i capelli raccolti in testa.
«Grazie, tutto bene: forza Bologna» sono state le sue prime parole. Nonostante la ritrovata libertà, al momento le accuse di aver diffuso informazioni false contro lo Stato egiziano restano, tuttavia, in piedi. Il Giudice, nel frattempo, ha decretato semplicemente la sospensione della detenzione in attesa che il prossimo 1 Febbraio venga fissata una nuova udienza.
«Aspettavamo di vedere quell’abbraccio da 22 mesi – ha commentato all’agenzia Ansa il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury –. Ora che abbiamo visto quell’abbraccio, aspettiamo che questa libertà non sia provvisoria, ma permanente. E con questo auspicio arriveremo al 1 Febbraio in occasione della prossima udienza».