Sarà una Juventus do Brasil? Lo slogan è facile e simpatico, me resta soltanto uno slogan

In principio fu Paulo Amaral, nato a Rio de Janeiro negli anni ’20, centro mediano di ruolo e timoniere della Juventus nel 1962-1963. È stato il primo allenatore brasiliano della storia della Signora. Il nuovo tecnico bianconero ha avuto una rilevante carriera europea, ma la sua palestra calcistica è stato il Sudamerica.
Nato a Sao Bernardo do Campo, di quella terra si porta dietro l’idea del pallone vissuto come gioia, divertimento allo stato puro. Il calcio per Thiago, infatti, è regalare emozioni e a Bologna ne hanno provate tante nella scorsa Stagione, mentre a Torino non vedono l’ora di ritrovarle. Thiago proverà a riaccendere la scintilla con la forza delle idee.
Quest’anno saranno 4 i brasiliani che provernno a muoversi a passo di Samba, mantenendo intatta l’italica essenzialità. C’è un filo sottilr che, tra l’altro, lega Amaral e Motta, in quanto il primo fu un rivoluzionario per l’approccio molto offensivo. Motta nacque a fine Agosto del 1982, poco dopo l’impresa dell’Italia di Paolo Rossi.
Il resto è storia nota. Il Mottismo non è ancora un voce della Treccani come il Sarrismo, ma forse lo diventerà presto. Il manifesto dell’idealismo rivoluzionario di Thiago prevede intensità, competitività e pallone sempre in movimento, ma anche meritocrazia nelle scelte e nessun posto fisso garantito.
In partita chiede l’indirizzo della pressione avversaria, l’occupazione dello spazio ed il coraggio nelle scelte. Niente più ruoli determinati, ma funzioni a seconda della zona di campo occupata. Il suo è un gioco in continua evoluzione. Motta alla Juventus porterà la sua etica del lavoro molto italiana, unita alla ricerca metodica del bello.