Nuove vittime emergono dallo scavo dei Casti Amanti
Non fu, dunque, solo l’eruzione a causare la morte degli abitanti dell’Area, ma anche un terremoto concomitante. Vittime di una scossa che ha accompagnato l’eruzione, ritrovate sotto il crollo di un muro avvenuto tra la fase finale di sedimentazione dei lapilli e prima dell’arrivo delle correnti piroclastiche che hanno definitivamente sepolto Pompei.
L’eruzione del Vesuvio risalente al 79 d.C., iniziò nella mattinata di un giorno autunnale, ma solo intorno alle 13:00 cominciò la cosiddetta fase Pliniana, durante la quale si formò una colonna eruttiva, alte decine di chilometri, dalla quale caderro pomici. I fenomeni vulcanici, oltretutto, uccisero chiunque si fosse ancora rifugiato nell’antica città.
Gli scheletri sono stati ritrovati nel corso del Cantiere di messa in sicurezza e dalle prime analisi antropologiche sul campo, indicano che entrambi gli individui sono morti verosimilmente a causa di traumi multipli causati dal crollo di parti dell’edificio.
Per il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano «Il ritrovamento dei resti dei pompeiani avvenuto nel contesto del cantiere in opera nell’Insula dei Casti Amanti, dimostra quanto ancora vi sia da scoprire riguardo la terribile eruzione del 79 d.C. e conferma l’opportunità di proseguire nelle attività scientifiche di indagine e di scavo».