Il video apparso su youtube, pubblicato da uno sparuto gruppo di pseudo ‘tifosi‘ vicentini, dimostra ancora una volta il degrado culturale del nostro Paese, nonostante l’ostentata ricchezza economica di alcune Aeree del Nord Italia
Erano sugli spalti del Menti, lo Stadio di Vicenza, in occasione della partita di andata dei playout che vedeva opposte la squadra di casa contro il Cosenza, entrambe a contendersi la permanenza in Serie B per il prossimo Campionato. Ovvio che in casi del genere non bisogna generalizzare facendo, come al solito, ‘di tutta l’erba un fascio‘, ma l’abito mentale della popolazione del Nord-Est nei confronti del Sud spesso è roba da riempiere interi dizionari di Sociologia, a causa di atavici pregiudizi.
E, poi, come dimenticare le coordinate ad uso dei missili esposti dai tifosi del Verona nei confronti del Napoli e di tutta la città partenopea, da cui ha origini l’arbitro Maresca, che proprio a Vicenza ha dato il peggio di sé nel dirigere la gara. Sta di fatto, che pur essendo meridionale, non è stato bersaglio di insulti da parte del pubblico vicentino. Troppo aderenti, infatti, gli interessi dei veneti con le sue assurde decisioni prese nel corso del match.
Ritornando agli inqualificabili episodi, oltretutto, postati sui social, c’è da dire che sono anni che ormai le Istituzioni calcistiche italiane cercano di debellare il razzismo negli Stadi, senza però ottenere risultati degni di nota. Troppo larghe le maglie della nostra giustizia e, forse, anche troppa la complicità di taluni Presidenti con le frange più estreme del tifo, per combattere un fenomeno becero che da diverso tempo è profondamente radicato in ampi strati della società ‘civile‘, specie al Nord, e che non riguarda solo quei soggetti che vivrebbero ai margini di una collettività se vogliamo più evoluta, quanto i figli di una certa borghesia che continua a considerare il Sud come un’Area fortemente improduttiva che vive perennemente alle loro spalle.
Senza scomodare le colpe di una politica che fra l’altro campa di rendita su queste secolari contrapposizioni di natura razziale, si potrebbe parlare di una visione spesso etnocentrica, che contraddistingue, secondo studiosi ed antropologi, tutte quelle società che ritengono la propria etnia al centro di ogni progresso umano e civile.
D’altronde l’Unità d’Italia è solo un dato geografico, mai accompagnato da un reale processo culturale che abbia, in qualche modo, permeato il senso identitario degli italiani. Anzi, il nostro Paese ha vissuto per secoli fra scontri e divisioni. Dall’epoca rinascimentale dei Comuni (Guelfi e Ghibbellini), passando finanche dal Risorgimento (Laici e Cattolici), per poi giungere alla nascita della Repubblica (Fascisti e Partigiani); a dimostrazione del fatto che non siamo mai stati un unico popolo accumunato da un autentico sentimento patriottico.
In Francia il 14 Luglio è Festa Nazionale, giorno in cui i francesi, da Marsiglia a Parigi, si sentono tali e celebrano la ricorrenza con tanto pàtos e grande orgoglio nazionale. In Italia il 2 Giugno, per non parlare del 25 Aprile, è soltanto una buona occasione per organizzare la cosiddetta gita fuoriporta che possa, finalmente, condurci al mare o in montagna per trascorrere qualche momento di meritato relax. Tutte le celebrazioni, infatti, sono frutto della consueta retorica di Stato che non potrà mai rendere omogeneo il nostro senso di appartenenza ad una sola Patria.
Il daspo, quasi sicuramente, scatterà anche nei confronti di questi imbecilli benché, sino a prova contraria, pronunciare frasi razziste nel territorio italiano è un reato perseguibile penalmente. Questo è quanto si augurano, oltre ai cosentini, tutte le persone perbene che, a qualsiasi latitudine, vivono in questo controverso Paese. «Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani» disse un tempo Massimo d’Azeglio frase che, purtroppo, resta ancora drammaticamente di estrema attualità. Eppure, si direbbe, ne è passata di acqua sotto i ponti.
*L’immagine in evidenza è a cura del Vicenza Calcio