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I casi sono stati resi noti dal programma Mediaset Le Iene

Il regista Michele Guardì sarebbe stato già sottoposto ad indagine interna. L’Amministratore Delegato Roberto Sergio Mercoledì scorso, infatti, subito dopo la messa in onda degli audio, ha dato mandato per l’apertura di un audit interno e di tutte le procedure aziendali previste sui fatti in questione.
Il servizio de Le Iene, relativo al programma storico di Guardì, conteneva espressioni rivolte in regia a svariate comparse e riguardava frasi imbarazzanti o epiteti omofobi. Ce n’era, in realtà, anche per l’allora conduttore Giancarlo Magalli, definito «cane malato» o «maiale».
Il regista, una volta interpellato, si è comunque difeso: «Sono cose vecchie, è pretestuoso. In 5.600 puntate si possono dire cose inopportune nella certezza di non essere ascoltati e, oltretutto, me ne scuso». Anche lo stesso Magalli avrebbe, poi, minimizzato.
La Presidente della Commissione di Vigilanza Barbara Floridia ha chiesto alla Rai di prendere posizione circa «le frasi irriguardose, in qualunque momento siano state pronunciate, incompatibili con il Servizio Pubblico» e con gli obblighi dell’attuale contratto stipulato. «Hanno riso tutti, nessuno si è ribellato. Basta vedere quello che ha detto Magalli» ha, infine, ribadito Guardì sicuro di farla franca.