Inizia il mese di astinenza che per i musulmani ha un grande valore e significato
Il Ramadan, con tutti i suoi divieti, è per i musulmani il momento più simbolico del calendario, visto che proprio in questo periodo dell’anno il Corano è stato rivelato a Maometto come «guida per gli uomini e prova di retta direzione e salvezza». Il suo rispetto è considerato uno dei pilastri dell’Islam, cioè quei comandamenti che la religione del Profeta considera condizione indispensabile per potersi dire credenti.
In sostanza, è un’assunzione di responsabilità religiosa che rinsalda il legame comunitario. L’idea che sta dietro questa grande penitenza collettiva, è che attraverso il sacrificio fisico ci si avvicina al creatore e che l’osservanza della regola sia una forma di purificazione dell’anima attraverso il corpo, che ogni buon seguace è tenuto a rispettare.
Di fatto il Ramadan è uno degli ultimi digiuni religiosi che hanno resistito al processo di secolarizzazione in atto. Anche per gli induisti, in realtà, rinunciare al cibo serve a purificare il corpo per elevare l’anima. Siamo molto vicini al severo ascetismo dei Padri della Chiesa come Sant’Ambrogio e San Clemente, che consideravano il digiuno periodico, un mezzo per liberare il corpo dalla schiavitù del desiderio e purificare l’anima.