L’armonia della musica contro il rombo delle motoseghe
Un concerto per dare voce agli alberi nel momento del congedo, mentre attorno viene abbattuto il lariceto secolare di Fiames, ai piedi del Col Druscè, palcoscenico ampezzano delle Olimpiadi Invernali2026. Mario Brunello cammina da solo nella foresta sopra Ronco, il crinale è scosso dagli schianti. Sulle spalle, dentro una custodia laccata rossa, il maestro porta il suo prezioso violoncello.
«E’ fatto di acero e di abete – sostiene Brunello – alberi nati oltre 700 anni fa. Oggi, invece, giganti secolari vengono abbattuti per niente, per fare posto ad una improbabile nuova pista da sci. Io sono sulle Dolomiti per dare un’ultima voce a chi non ce l’ha. Gli alberi non possono chiedere pietà e noi non li ascoltiamo, nemmeno adesso che avremmo disperatamente bisogno di loro».
Il grande solista, amato da Muti, Abbado e Metha, nella notte è rientrato da un concerto a Lisbona. All’alba raggiunge Cortina d’Ampezzo e il bosco destinato ad essere raso al suolo, le sue note dicono un personale grazie alle piante, ignorando gli uomini e le loro miserie: «Questa foresta viene tagliata contro ogni evidente ragionevolezza – sono, tuttavia, le sue parole -. Non mi aspetto nulla, ma voglio farmi portavoce di una naturale richiesta d’ascolto».
Brunello, arrivato con il primo sole, entra nella foresta. Cammina fra le ceppaie che trasudano resina, si aggira in silenzio fra i tronchi abbattuti e sale fino ai larici prossimi al taglio. «Le nostre parole ormai non contano – dice, infine, sconsolato – c’è bisogno di musica, la voce deli alberi che esce dal legno per aiutarci a pensare».