Per l’artista non c’è libertà d’espressione e ormai i successi nascono a tavolino
È stato il caso Sangiovanni a rompere qualcosa nel sistema. Il giovanissimo cantante, infatti, dopo un Sanremo poco fortunato, ha avuto un crollo psicologico e ha annullato date e concerti. «Non sto bene, mi fermo» ha, quindi, detto l’ex concorrente di Amici. Lo sfogo ha scosso il pubblico e gli addetti ai lavori che da quel giorno hanno smosso qualcosa. L’industria discografica è, ormai, diventata la grande accusata.
Fra i tanti elementi di scontento: le piattaforme di musica che pagano una miseria, la smania dei numeri, delle visualizzazioni, i dickat dei social network con i loro algoritmi, la conseguente omologazione, la censura delle voci che provano a essere libere, l’artista che viene schiacciato di continuo da questi meccanismi. Tematiche non nuovissime, ma evidentemente diventate insopportabili.
La protesta, comunque, non si è fermata. Un nuovo sfogo, stavolta di un artista che che di numeri ne fa tantissimi, idolo dei giovani, uno che dice sempre quello che pensa: Salmo. «Già la musica è quasi completamente gratis – spiega senza troppo tentennare il rapper – dovete sapere che le piattaforme streaming non pagano un accidente. L’arte è da buttare, non c’è più libera espressione».
Attacca l’algoritmo, il sistema che pilota la musica, la mancanza di libertà, l’omologazione, i social. Se la prende per il fatto che non riesce a diffondere su Instagram la sua nuova canzone. Immediate arrivano le reazioni. Molti solidarizzano con Salmo. Arriveranno altri colleghi, forse, a raccontare la propria esperienza. La misura sembra colma. È l’inizio di una rivoluzione?