San Valentino nacque a Terni nel 176 d.C. e morì a Roma nel 273. Fu vescovo e martire, e per questo ancora venerato dalla Chiesa cattolica

Nacque pagano, ma si convertì al cristianesimo e nella Roma Imperiale fu più volte invitato a sospendere riti e celebrazioni e ad abiurare la sua fede. Il suo rifiuto, però, gli costò caro in quanto venne arrestato dall’Imperatore Aureliano, che lo fece prima flagellare e poi decapitare.
La celebrazione liturgica di San Valentino fu istituita un paio di secoli dopo la sua morte, nell’anno 496, quando Papa Gelasio I° decise di sostituire la festa romana della fertilità con una festa ispirata al messaggio d’amore del Santo.
Nonostante tutto, nei rituali pagani veniva comunque celebrata la sessualità umana nelle sue forme più primordiali ed ancestrali, impersonata dal Dio Luperco protettore, appunto, della fertilità.
Dopodiché, la Chiesa cristianizzò quel rito pagano attribuendo al martire di Terni la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati alla vita coniugale. Nel corso dei secoli, tuttavia, sono sorte un’infinità di leggende sulle vicende legate alla figura di San Valentino.
Fra le più suggestive, merita una citazione quella secondo cui il martire fosse grande amante delle rose e per questo ne regalava a bizzeffe alle coppie di fidanzati per augurare loro un futuro felice.
Quando il culto si diffuse, molti decisero di andare in pellegrinaggio dal Vescovo di Terni il 14 di ogni mese, il giorno dedicato alle benedizioni. Poi la data venne ristretta soltanto a Febbraio, perché proprio in quel giorno del 273 San Valentino morì.