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Solo adesso ci si rende realmente conto di quanto sia prepotente e devastante la forza brutale di questo Coronavirus. La vita sociale, infatti, si è fermata. Dall’Asia alle Americhe, passando per l’Europa, miliardi di persone continuano a restare barricate in casa ad aspettare che finalmente arrivi all’orizzonte una nuova alba del mondo.

Cosicché, dopo i Giochi Olimpici e la miriade di numerosi altri sport, anche la grande “giostra” del calcio sembra, dunque, voler desistere dal proseguire i propri Campionati, nonostante i tanti interessi economici messi in gioco. C’è da dire, inoltre, che a seguito della crisi indotta dalla pandemia, buona parte dei Club, specie se medi o piccoli, rischiano ora di essere cancellati a causa delle ingenti perdite nei rispettivi bilanci societari.

«Riprendere le partite il 3 Maggio è irrealistico. Le squadre hanno già sbagliato quando era il momento di fermarsi, devono ora capire che nulla sarà più come prima». Sono state queste le parole pronunciate dal Ministro per le Politiche giovanili e Sport Vincenzo Spadafora, replicate, a distanza di qualche ora dal Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi il quale ha chiosato: «Dopo le parole del Ministro la preoccupazione che si chiudano qui i Campionati c’è: occorre quindi porsi il problema della chiusura della stagione sia da un punto di vista sportivo che formale».

E allora, senza più partite da disputare, neanche nell’ipotesi più remota di farlo sino al 30 Giugno, ci si chiede: ha un senso continuare a parlare di scudetto, promozioni, retrocessioni e quant’altro dinanzi all’immane tragedia che, purtroppo, l’Italia (e non solo) sta vivendo? L’auspicio è che, almeno sul piano dell’etica umana, saremo risparmiati dal solito indecoroso teatrino con le sue tante insulse ed inutili polemiche.