Lo sloveno stupisce tutti. 51,5 chilometri percorsi da solo

Si è fatto buio attorno al Lago di Zurigo, hanno già quasi finito di smontare le transenne e tutto il resto, eppure l’eco dell’urlo di Tadej Pogacar sembra che si senta ancora. E chissà per quanto sarà così. «Non so ancora che cosa ho fatto, non posso crederci che sia accaduto» dice commosso questo prodigio della natura che raramente si era visto così emozionato per un trionfo.
Ha scavallato pure i confini della storia trasformandola in epopea, vincendo (anzi, dominando) il Mondiale e mettendolo vicino nella stessa annata a Giro d’Italia e Tour de France. Tadej ha scosso la testa e si è voltato incredulo all’ultimo chilometro, ha iniziato a salutare il pubblico, e quando ha tagliato la linea bianca si è messo
le mani in faccia e poi sul casco, prima di aprire le braccia per accogliere tutto il mondo che è riuscito a prendersi.
Giovedì sera, al lancio della sua nuova Colnago per il Mondiale, aveva scherzato: «Il modo migliore per promuoverla sarebbe partire al chilometro zero, ora ci penso…». Esagerazione fino ad un certo punto. Pogačar ha rilanciato sino a restare con il francese Sivakov, e poi da solo. Infine, a 51,5 chilometri dal traguardo un’azione solitaria come i grandi della storia.