Da quando Donald Trump è salito alla Casa Bianca è come se fosse iniziato un grande reality in cui, da unico interprete e protagonista dello show, si è sentito, in realtà, molto a suo agio nel ruolo
In pochi anni di potere ha, infatti, distrutto l’antica tradizione democratica di un Paese che, a parte qualche incidente di percorso e i disastri compiuti dell’incredibile e scomposto Bill Clinton, è assurto per decenni a modello di equilibrio e sobrietà per tutto l’Occidente.
Manca ancora molto per la proclamazione di colui che sarà il nuovo Presidente degli Stati Uniti, ma il tycoon americano in grosse difficoltà nella corsa, incline ormai alle frasi ad effetto e alle dichiarazioni imprudenti, ha già iniziato a gridare allo scandalo dei “voti rubati”.
Sono circa 65 milioni quelli giunti per Posta e che ancora restano da contare, magari entro Venerdì prossimo. Tant’è che il giornalista Federico Raspini ha parlato di «democrazia in mano ai postini». Il Midwest, comunque, è al centro di quella che si sta rivelando una vera battaglia sino all’ultima scheda.
Sarà che Trump avrà già fiutato l’odore della sconfitta, ma la sua velenosa collera sempre velata da un paternalistico senso dello Stato, rappresenta il vero pericolo, sul piano politico e diplomatico, per il mondo e per le future relazioni degli USA a livello internazionale.
E’ probabile che i cittadini americani, ancora una volta, avranno deciso di dare una svolta ai loro incerti destini attribuendo più senso e contenuti alla leadership del Paese, dopo anni di tensioni e di perdita di credibilità, soprattutto nei confronti degli alleati storici alla causa atlantica.