Si è concluso il primo giro di consultazioni. Mario Draghi incassa la disponibilità di tutte le forze politiche tranne che Fratelli d’Italia partito di centro-destra il quale, a differenza di Forza Italia e Lega, ritiene il voto quale unica via d’uscita dall’attuale crisi
Giorgia Meloni si è recata Venerdì scorso alla Camera dei Deputati per confrontarsi con il Presidente incaricato e, a conclusione dell’incontro, ha dichiarato: «Draghi mi è sembrato una persona certamente di grande autorevolezza e cordiale. Ma noi non possiamo votare la fiducia. C’è una questione di merito e di metodo. Non possiamo governare con il PD e nemmeno coi 5 Stelle». Un atto di coerenza con le sue posizioni espresse, sin dall’inizio, in merito alla crisi in corso.
Quello che si profila, infatti, è un grande ‘calderone‘ in cui sarà difficile per l’ex Presidente della BCE trovare una sintesi che possa mettere tutti d’accordo selle scelte da compiere. Il Paese, intanto, è in grande difficoltà, non solo per gli effetti sanitari del Covid-19, ma per le conseguenze che la pandemia ha provocato e sta ancora provocando sul piano economico e sociale.
Certo le competenze e la caratura del personaggio sono fuori discussione, ma quale potrà essere la ‘formula magica‘ che permetterà a Mario Draghi di tenere, nella stessa maggioranza, esponenti quali Zingaretti, Speranza, Renzi e Salvini se, oltretutto, a parte il leader leghista, si sono tutti affrettati ad opporre veti e paletti, nonostante abbiano contestualmente manifestato la loro disponibilità a far parte del nuovo Governo?
Con i 5 Stelle che, intanto, si sono pronunciati a favore di un Esecutivo politico e non istituzionale, toccherà ovviamente sempre a Draghi sciogliere il difficile arcano e consegnare al Parlamento, al termine del prossimo giro di consultazioni, una proposta condivisa, sia nei nomi che nei contenuti.