L’uomo in divisa che parla cinese mandarino ha le mani legate. Mima uno scontro a fuoco, forse di una battaglia recente, seduto su una sedia di pelle in una stanza disadorna, con il pavimento in legno e teli di plastica nera alle spalle. È il casus belli, il nuovo fronte diplomatico che Zelensky apre con la Cina nel pieno della guerra dei Dazi americana.
Zelensky ha condiviso ieri il video di uno dei prigionieri di nazionalità cinese catturati dagli ucraini durante un combattimento fra villaggi. Già da settimane, su alcune chatmilitari, circolavano immagini di cinesi impegnati al fronte. Ora ci sono anche i testimoni. Sono stati trovati, infatti, in loro possesso Documenti di Identità, Carte di Credito e dati personali.
Intanto, il Ministro degli Esteri Andriy Sybiha ha convocato l’incaricato d’affari cinese a Kiev per chiedere spiegazioni. Non è ancora nota l’identità dei prigionieri e non è chiaro se siano mercenari o soldati dell’esercito regolare. Per Sybiha, in ogni caso, questa è la prova che mette in discussione la neutralità della Cina. Zelensky, addirittura, si è spinto anche oltre, accusando la Cina di supportare militarmente l’invasione russa.