L’incontro, per molti versi, non va bene e non poteva essere altrimenti
Amici, ma di quelli che dopo una lite non riescono più a ritrovarsi davvero. Vicini, ma non troppo. Non riescono neanche a costruire un gruppo assieme. Però franchi, come dei sodali che qualche anno fa intonavano inni con la mano destra sul cuore. «Sull’Ucraina non intendo mostrare cedimenti e non penso che l’Europa possa mostrarsi debole» ha detto Giorgia Meloni a Viktor Orbán.
C’è freddezza fra di loro e notevole distanza. Hanno lasciato i Ministri fuori dal Salone di Palazzo Chigi, per parlarsi faccia a faccia. L’incontro, insomma, non va bene. Né poteva essere altrimenti, perché gli obiettivi sono diversi. Bisogna però chiarire un punto, prima di proseguire nel racconto. Meloni ed Orbán hanno in comune un alto tasso di pragmatismo, parente stretto del cinismo politico.
Meloni in sostanza sostiene che sull’Ucraina «le nostre posizioni non sono sempre coincidenti», ma assicura di apprezzare la posizione ungherese in ambito europeo e Nato che consente agli alleati di assumere decisioni importanti «anche quando Budapest non è d’accordo».